Passa ai contenuti principali

Sociologia

 Società di massa


 
La società di massa è caratterizzata da modelli di comportamento generalizzati per la maggioranza della popolazione, da unaa produzione, distribuzione e consumo dei beni e dei servizi su vasta scala, da una partecipazione alla vita politica e culturale secondo standard ampiamente diffusi e favoriti dai mezzi di comunicazione di massa (mass-media). La società di massa si caratterizza per fenomeni come la desertificazione culturale e l’appiattimento sociale.

Della massa è difficile fornire una definizione sociologica univoca poiché esiste un’interpretazione positiva della massa, secondo la quale essa può diventare il luogo di una coscienza collettiva (ad es. il proletariato come “massa” dei lavoratori in lotta) ed una negativa che vede in essa un insieme di soggetti incoscienti o manipolati (ad es. la massa sottomessa ai regimi totalitari o quella condizionata dai mass-media).

La massa, come soggetto di azioni sociali o come oggetto di manipolazione, sembra comunque giunta sul palcoscenico della storia, tanto che — spontaneo o meno — ogni tipo di governo vive ormai grazie al consenso di quell’anonimo protagonista che ha assunto il nome di opinione pubblica.

La cosiddetta società di massa è stata generata da alcuni fattori storici e antropologici, quali la crescita dell’apparato industriale e l’elevata urbanizzazione, connessi sia alla prima che alla seconda rivoluzione industriale. Con la terza rivoluzione industriale o massmediatica la società di massa si è affermata ancora di più arrivando fino ai tempi recenti in cui essa esprime allo stesso tempo sia la società dei consumi (Baudrillard) che la società dell’immagine.

La società di massa e i mezzi di comunicazione di massa organizzano il consenso dei cittadini nello stesso modo in cui si verificava nei totalitarismi ossia con la propaganda.

I mass-media diventano fabbriche di consenso e di distrazione di massa.

La democrazia di massa, infine, non si differenzia tanto dai totalitarismi in quanto in essa la partecipazione dei cittadini è maggiore bensì solo nella misura in cui è realmente determinata dalla libera adesione dei singoli e dei gruppi a quei valori che solo la società può creare e lo Stato riconoscere e garantire.

Commenti

Post popolari in questo blog

antropologia

 Antropologia economica L' antropologia economica  è una disciplina dell' antropologia  che cerca di spiegare il comportamento economico umano attraverso l'antropologia e l' economia . È esercitata dagli antropologi ed ha un complesso rapporto con l'economia. All'interno dell'antropologia economica ci sono tre  paradigmi  importanti:  formalismo ,  sostantivismo  e  culturalismo . Più semplicemente l'antropologia economica studia la produzione, la distribuzione e la circolazione delle risorse materiali; è bene sottolineare che le risorse non sono soltanto di tipo materiale ma anche di tipo simbolico (un sapere, una tecnica, un'ideologia politica o religiosa...), queste ultime costituiscono l'oggetto di studio privilegiato dell'antropologia politica. Le origini dell'antropologia economica sono piuttosto vaghe ma con sicurezza possiamo affermare che colui che diede un grande contributo alla nascita di questa disciplina, fu  Karl Polanyi , u

Pedagogia

John Dewey Dewey (1859-1952) è considerato un vero e proprio rivoluzionario del Novecento per quanto concerne l’ambito pedagogico ed educativo. Verso la fine del XIX secolo, in Europa e in America, nacque il fenomeno delle «scuole nuove» e della «scuola attiva» che trovò in John Dewey un prezioso esponente. Laureatosi nel 1884 con una tesi sulla psicologia di Kant, Dewey si dedicò all’insegnamento universitario e nel 1896 fondò la scuola-laboratorio presso l’università di Chicago, considerato uno dei primi esempi di scuola nuova, ovvero l’applicazione del metodo pedagogico teorizzato da Dewey. John Dewey studia ed elabora i propri principi pedagogici partendo dal proprio pensiero filosofico basato sull’esperienza. Secondo Dewey, gli interessi naturali degli allievi devono essere rispettati ed assecondati. A tal proposito, anche la scuola deve essere una comunità democratica: essa deve essere in grado di stimolare gli apprendimenti, la partecipazione attiva e il senso di correspon

Psicologia

 Comunicazione, media e comportamenti   I mezzi di comunicazione di massa (Blandino, 2000) costituiscono uno dei luoghi in cui si manifestano le aspettative e le fantasie dell’opinione pubblica sulla psicologia. Gli usi della psicologia che vengono fatti nei media sono tre: un uso consolatorio, ovvero difensivo e razionalizzante , è un uso inutile, superficiale e generico che assomiglia più a consigli e parole di conforto o di buon senso che a una disciplina scientifica. L’uso consolatorio comporta la distribuzione di consigli di comportamento su qualsiasi argomento, gli inviti sulle cose da fare, l’elogio alla buona volontà, ma soprattutto il rafforzamento di razionalizzazioni difensive, il privilegiare di  tecniche psicoterapeutiche adattive e un uso sfrenato di test (o sedicenti tali) su qualsiasi argomento. È un uso molto diffuso soprattutto nei periodici femminili di largo consumo. un uso trasformativo, ovvero finalizzato al pensare e al sentire . È l’uso proficuo